martedì 7 marzo 2017

"Allontanarsi, perdersi, liberarsi"

Ricercare. E' questo il nome attribuito alla nuova esposizione su Guido Strazza, all'interno della Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Nome adatto a quello che è stato il percorso formativo dell'artista. Comprende diversi tipi di opere tra cui dipinti, disegni ed incisioni, dai quali è possibile fin da subito il soggetto della ricerca dell'artista: i segni.

Nato in provincia di Grosseto nel 1922, Guido strazza intraprende da giovane una carriera da ingegnere che però prende una svolta importante dopo la conoscenza di Marinetti, fondatore del movimento futurista. I suoi discorsi innescano una sorta di scintilla in Strazza tanto da fargli abbandonare il lavoro da ingegnere e farlo viaggiare nel mondo alla ricerca di materiale artistico.
Si reca in Sud America nel 1948 e già li inizia ad avvicinarsi alle tecniche incisorie, che approfondisce in seguito a Roma nei laboratori della Calcografia Nazionale con maggior riguardo al linguaggio dell'incisione e sul rapporto "segno-luce".

L'arte di Strazza non può essere limitata all'interno di uno stile artistico, ma viene influenzata da essi durante i decenni. Senza dubbio è la forte presenza della componente astratta, tanto che per poter apprezzare le suo opere bisogna innanzitutto liberare la mente dalle proprie impalcature mentali, una sorta di "preparazione spirituale". Una volta riusciti a fare questo, i segni diventano strumento necessario all'elaborazione di una sorta di dialogo tra l'artista e chi osserva il quadro ("didattica del segno") su ciò che possiamo vedere e far vedere, un mezzo per scomporre la natura in emozioni, attraverso l'intuizione dei segni.